follia della violenza teodoro russo blog

Follia della violenza

Ucraina, Gaza, Siria, e ancora Pakistan e India, Iran, Yemen, forse domani Taiwan: sono solo alcune delle guerre del mondo d’oggi. In pochi anni la Violenza sembra essere diventata nuovamente un mezzo accettabile per sbrigare le proprie faccende.

Ciò che sta succedendo nel mondo conferma una sola cosa, ovvero che questa è l’ora della vergogna e del compianto!

L’insensatezza – ormai non più sola minaccia – dell’uso della violenza, della forza e della paura torna a macchiare il mondo intero. Non riguarda più questo o quel paese, questo o quel continente. Nessuno, non importa dove vive o cosa faccia, può sapere con certezza chi soffrirà per un qualunque insensato spargimento di sangue. Eppure si va avanti così, in un contesto che sembra aver dimenticato i nefasti trascorsi del secolo scorso, con il mondo in fiamme da più parti anche per la paurosa potenza di quegli ordigni nucleari sperimentati su Hiroshima e Nagasaki, che tanti morti hanno generato nella loro deflagrazione e altrettanti, se non di più, per le conseguenze delle radiazioni.

Eppure, tra minacce più o meno velate, si va avanti così! Perché? Che cosa ha mai ottenuto la violenza? Che cosa ha mai creato? Nessuna causa di nessun martire è stata fermata dallo scoppio di una bomba o è stata fermata dalla pallottola di un assassino. Mai nessun torto è stato riparato da rivolte o disordini civili. Una folla scatenata e incontrollabile è solamente la voce della follia e non certo la voce della ragione. Eppure, a quanto pare, tolleriamo una violenza crescente che ignora l’umanità che ci accomuna e la nostra pretesa di civiltà. Accettiamo senza scomporci le notizie di stragi di civili in terre non più così remote. Celebriamo l’omicidio e la violenza sugli schermi televisivi e cinematografici e lo chiamiamo spettacolo.

Troppo spesso abbiamo rispetto per i boriosi, per i prepotenti, per i violenti, per chi calpesta ogni forma di libertà e di democrazia.

Troppo spesso abbiamo tolleranza per chi costruisce la propria vita sui sogni infranti degli altri.

Alcuni che accusano altri di fomentare disordini, sono gli stessi che ne hanno provocati con il loro comportamento. C’è chi cerca capri espiatori, c’è chi va a caccia di cospirazioni, ma una cosa è ben chiara: la violenza genera violenza, la repressione genera rappresaglia e solo ripulendo da cima a fondo, solo isolando ed emarginando i fautori di tali comportamenti, si potrà estirpare questo male e tutta la sua pericolosità. Perché, è bene sottolinearlo, c’è un’altra specie di violenza, più lenta ma altrettanto mortalmente distruttiva quanto una bomba che scoppia. È l’indifferenza; l’indifferenza delle istituzioni, il voltare le spalle e far finta che nulla accade da parte di quei paesi che, da sempre, sono i paladini della democrazia e della libertà.

È la violenza, questa, che colpisce i poveri, che avvelena le relazioni umane per via del diverso colore della pelle, della diversa religione, degli interessi economici sempre più famelici che riguardano sfruttamenti minerari di varia natura, petrolio, gas, oro, diamanti…

È la violenza che annienta i bambini per fame, sete, pestilenze; che li lascia senza scuole, senza ospedali, senza medicine.

È la violenza che spezza l’animo dell’uomo, negandogli l’opportunità di essere con dignità padre e uomo fra gli uomini.

Certo non sono a proporre una ricetta, un rimedio specifico e neppure so se ne esiste e ne basti una. So però che cosa va fatto in linea di massima e di principio. Quando insegni ad un uomo ad odiare, a temere il proprio vicino, quando gli insegni che è un uomo inferiore per il colore della pelle o per la sua diversa religione o per la sua diversa cultura, quando insegni che, chi è diverso da te è una minaccia per la tua libertà o per la tua famiglia, per il tuo posto di lavoro, stai insegnando a trattare gli altri non da esseri umani tuoi pari, ma da nemici viscerali, con i quali non può esserci cooperazione ma solo sopraffazione, nemici da soggiogare e da sottomettere.

Dobbiamo riconoscete la vanità delle nostre false distinzioni fra gli uomini.

Dobbiamo ammettere in cuor nostro che il futuro dei nostri figli non può essere costruito sulle disgrazie altrui. Dobbiamo renderci conto che questa breve vita non può essere né arricchita né nobilitata dall’odio o dalla vendetta.

Le nostre vite su questo pianeta sono troppo brevi ed il lavoro da fare è troppo grande per lasciare che lo spettro della violenza, della guerra con addirittura l’uso del nucleare aleggi ancora sulla Terra.

Possiamo e dobbiamo trasmettere ricordando continuamente a tutti che, chi vive e condivide con noi lo stesso breve corso della vita e cerca come noi, di poterla vivere in serena contentezza, non è e non può essere diverso da noi!