All’ombra del paron de casa

Articolo pubblicato sulla rivista "NEXUS" n. 111 - Autunno 2019

Riflessioni semiserie su Venezia-città-dell’amore nella nostra epoca in cui il vincolo coniugale è sempre meno “di moda” se non per i suoi aspetti esteriori.

Che Venezia sia una delle località più visitate d’Italia, è fuori discussione. Che, per la sua particolarità, sia fra le città più conosciute del Pianeta è un dato di fatto. Milioni di persone ogni anno, da tutto il mondo, ne fanno la loro meta, magari a corollario di una visita nel nostro Paese del quale la nostra città concorre certamente a far rimanere un ricordo straordinario. Americani, cinesi, indiani, ma anche giapponesi, australiani, canadesi, fra i turisti più lontani, oltre a naturalmente, inglesi, francesi, tedeschi, russi, solo per citarne alcuni più vicini e all’interno di quell’Europa geografica che tutti conosciamo.

Tutti, indistintamente e senza eccezioni di etnia, cultura, religione, restano colpiti e affascinati da come e dove questa città è stata costruita e realizzata. Scoprire poi che la Serenissima è stata una fra le più importanti, se non la prima, repubblica marinara, che grazie ai suoi commerci e alle sue conquiste è diventata famosa già molti secoli fa in Oriente e in quasi tutto il mondo occidentale è, anche per i turisti, motivo di incredulità e allo stesso tempo di grande stupore.

Il veneziano Marco Polo, la sua storia, le sue avventure hanno concorso e contribuito a far conoscere, se non a tutto il mondo allora noto, certamente in Oriente, anche il più estremo, usi, costumi e forse anche leggende della città sull’acqua.

Ai nostri giorni Venezia viene anche scelta quale meta esclusiva e raffinata per giurarsi “eterno amore”, ossia per celebrare il proprio matrimonio. Molti personaggi famosi, dell’industria ma anche dello sport e dello spettacolo pronunciano il fatidico sì infatti all’ombra del Campanile, nella celebre Piazza San Marco. Il giro in gondola, il passaggio sotto il Ponte dei Sospiri con al seguito gli invitati, e poi i fiori, la musica e la festa in un ricco palazzo sul Canal Grande, sono gli elementi essenziali per rendere unico e indimenticabile “il più bel giorno della propria vita”.

Personaggi e persone da ogni parte del mondo scelgono Venezia per questo giorno pensando forse che la magia di questa città possa rendere indissolubile la loro unione. Ed è straordinario come personalità importanti spendano cifre da capogiro per tale evento, senza badare a spese e senza riguardo, anche per le prestazioni più futili.

È come se, tanto più incredibile e sfarzoso sia il giorno del fatidico sì, tanto più luminoso possa essere il futuro delle persone che si sono giurate eterno amore.

Purtroppo, non è sempre così, anzi spesso accade che, come dice quell’antico proverbio dei nostri nonni, “dopo la festa, borsa vacante e dolor di testa”. Una volta, forse, poteva considerarsi, quello del matrimonio, il giorno in cui davvero si giurava amore eterno e “finché morte non vi separi”.

Oggi di eterno c’è solo la morte, appunto, per quanto riguarda l’amore spesso lo si cambia alla stregua di un paio di scarpe. Per carità, per fortuna non è sempre così, ma non voglio certamente contrastare quelli che purtroppo la pensano diversamente.

Certo è che sono sempre meno numerosi quei matrimoni che arrivano alla loro “naturale scadenza” e, consentitemelo, non è certamente perché siano stati celebrati a Venezia o perché si siano spese cifre iperboliche per la loro realizzazione. Anzi, forse è vero il contrario, ma questo non sta a me giudicarlo. È uno studio che lascio volentieri agli amanti del gossip e a quei lettori di riviste che lo raccontano.

Persino già negli anni Cinquanta/Sessanta, Venezia era quel palcoscenico naturale di numerosi film d’amore e di matrimoni a lieto fine. Come non ricordare per esempio, la storia di Bepi, quel gondoliere che voleva sposare Nina ma che aveva un debole per le turiste straniere, ragion per cui, in seguito a un ennesimo litigio, la giovane decide di chiudere la relazione e scegliere invece di sposare il ricco Toni. Con un cast eccezionale – Alberto Sordi, Giuliano Gemma, Marisa Allasio, Nino Manfredi e altri – sotto la guida di Dino Risi. Sembrava che il cinema italiano, con Venezia la luna e tu, avesse spalancato le porte alla città per farla diventare la culla dell’amore e dei matrimoni appunto.

Si ha l’impressione, nel film, ma anche dal vero, che le calli strette, i rii, i sotoporteghi, le fondamente, i campi e i campielli di questa città invitino all’unione e alla ricerca dell’anima gemella. Poi, che la durata di questo vincolo, di questo legame una volta indissolubile si sia accorciata di brutto è forse poca cosa.

Così come pare che anche i rapporti sessuali siano diminuiti e accorciati di brutto. Non è così nel regno animale. Un amico, tempo fa, mi ha mandato la foto di due lumache nel suo giardino che, avvinghiate insieme come due piante di kiwi, stavano facendo l’amore da due ore…
“Guarda” mi ha scritto sotto la foto, “l’importante è volersi bene, nonostante le corna”.

Foto: scena tratta dal film “Venezia, la luna e tu” (1958)