Confessione di un non confessato

Un arguto e spiritoso dialogo dell’assurdo che potrebbe benissimo essere stato scritto per un film con Alberto Sordi nel ruolo del fedele scocciatore e Aldo Fabrizi nel ruolo del sacerdote. A noi piace immaginarli così, ma se i lettori avranno suggerimenti diversi ce lo facciano sapere!

Cristiano – Scusi Padre, è possibile confessarsi?

Padre – Beh, veramente è fuori orario e poi la messa è domani mattina.

C – Perché padre, per confessarsi c’è un’ora specifica? Non ci si può confessare “al bisogno”?

P – Diciamo che, normalmente, le confessioni sono al mattino.

C – Quindi, il bisogno di confessarsi non lo si può sentire, come ora, nel tardo pomeriggio?

P – Non ho detto questo. È che di solito ci si confessa prima della Santa messa. La confessione serve ad
accogliere con animo puro il corpo di Cristo nella Comunione.

C – Anch’io, Padre, sono sempre stato convinto di questa cosa, anzi sono cresciuto con questo insegnamento che, per la verità, mi sembrava molto logico e anche molto giusto. Oggi, però, e da un po’ di tempo non vedo più nessuno fare la fila prima della messa davanti al confessionale. Anzi, in alcuni casi non ci sono più nemmeno quelli.

P – È vero! La Chiesa ha sancito che, in presenza di piccoli peccati, ci si può pentire da soli e fare penitenza nel proprio intimo.

C – Ho capito. Comunque, mi fa un po’ pensare questa cosa. Chi può dire con certezza religiosa quanto un peccato sia piccolo o grande? Per un bestemmiatore seriale, una bestemmia in più o in meno può non essere cosa grave; ma per una donna pia che tutti i giorni partecipa al Rosario, una piccola bugia, magari detta a fin di bene, può distruggere l’esistenza alla stregua di un peccato quasi mortale.

P – Figliolo non preoccuparti troppo, c’è sempre Dio che tutto vede.

C – Appunto Padre. E lei non pensa che il Buon Dio, in questo momento, veda e percepisca la mia necessità di confessarmi?

P – Ho capito, ma adesso non posso. Ho altro da fare.

C – Veramente credevo che, per un sacerdote, salvare dal peccato un parrocchiano e ricondurlo sulla via della Fede fosse il primo impegno, la cosa più importante del suo apostolato.

P – Certo che lo è, lo so benissimo! Ma lei ha fatto peccati così importanti che non può aspettare domani?

C – Come faccio a dirglielo Padre, non lo so e poi non siamo in confessione. Provo un certo disagio a parlare fuori dal Magistero della Penitenza. Comunque capisco, siamo in un paese in cui si deve sempre aspettare, si deve fare sempre fare la fila, o ripassare il giorno in cui il pubblico può essere ricevuto. Si arriverà alla confessione on-line, in call-conference.

P – Ora non esageriamo…. E poi, da come parla, non mi sembra che stia vivendo un travaglio spirituale così complesso. La vedo e la sento così lucido che può comprendere che, in questo momento non ho tempo per, come dice lei, salvarla e redimerla da chissà quale peccatuccio. Venga domani, magari su appuntamento.

C – Bella idea quella di pentirsi e sentire l’esigenza di confessarsi su appuntamento. Scusi Padre, ma lei si è mai confessato? Non ha mai sentito la necessità di farlo e senza appuntamento?

P – Certo che mi confesso! Domandare a Dio, pregarlo ed incontrarlo ogni giorno e più volte al giorno è un dovere a cui nessuno può sottrarsi, neanche noi uomini di Chiesa. Una delle tentazioni più gravi, è proprio quella di accettare di essere solo un mero esecutore del Ministero che si è scelto di servire. Di qui il Maligno, che tanto è più forte quanto più preparata e convinta è la vittima prescelta: fa qualsiasi cosa pur di sottrarre al Signore e portare nel regno degli inferi l’anima d’un prete.

C – Ma allora quello che mi dice conferma il mio pensiero… non posso aspettare domani per confessarmi! E se il Maligno s’impadronisse di me prima?

P – Preghi figliolo, preghi. Abbia fede e preghi anche per me, affinché il Signore mi dia la pazienza di ascoltarla, considerato che ora ho molta fretta.

C – Scusi Padre, ma continuo a non capire. In questo momento dovrei essere io, anima in pericolo, ad avere bisogno della sua vicinanza, della sua preghiera. Ed invece lei che ha altro da fare – chissà cosa poi di così importante che non può rinviare – mi chiede di pregare io per lei, e magari anche di assolverla dai suoi peccati.

P – Le ricordo che anche la troppa insistenza e curiosità è peccato! Per non dire delle altre idiozie da Lei dette in merito alla mia assoluzione!

C – Possibile Padre che non capisca? Adesso anziché aiutarmi mi appioppa altri due peccati che avrei fatto per colpa sua! In che mondo stiamo vivendo. Non si capisce proprio più niente. Un Prete che ha altro da fare e che non fa invece quello che deve fare!

P – Questo non posso proprio accettarlo. Come si permette di dire certe cose e screditare il mio Apostolato? Altro peccato. E questa volta grave, molto grave.

C – Vede Padre, non solo non mi salva e non mi confessa ma mi induce anche al peccato. E grave per giunta. E pensare che entrando in questo luogo credevo di trovare quella pace interiore di cui avrei avuto tanto bisogno.

P – Sa cosa credo? Che, arrivato a questo punto, lei abbia bisogno più di un dottore che di un prete. Magari uno psicologo o meglio uno psicanalista, se non addirittura di uno psichiatra.

C – Non solo ora non si convince che il suo aiuto sarebbe stato prezioso e determinante a salvarmi dal peccato, ma mi offende pure, dandomi dell’indisponente e del quasi pazzo. È meglio che mi convinca definitivamente che Lei, oltre a non avere pazienza – qualità di cui un Sacerdote dovrebbe averne a josa – non sa neanche fare il Prete. Anzi, sa cosa Le dico? Lei è anche un lavativo perché a quest’ora, visto il tempo che stiamo perdendo mi avrebbe già confessato. O fare il Magistero della confessione non le piace?

P – Senta, ora sta proprio esagerando e la misura è colma. Dare a me del lavativo che dico la prima messa alle cinque e trenta del mattino. Lei, a proposito, a quest’ora del pomeriggio non dovrebbe essere a lavorare? È lei dunque lo sfaticato che, non avendo altro da fare, va in giro ad insultare il prossimo. In un luogo sacro, per giunta, e ad un Prete che non può neanche andare a fare un pisolino pomeridiano perché un pazzo, o presunto tale, chiede di essere confessato a tutti i costi. Se continua ancora, oltre a non confessarla domani neanche su appuntamento, glielo preannuncio, non la assolverò mai dei suoi peccati che certamente, ora ho capito, sono tutti gravi e forse mortali. Anzi, sa cosa le dico? Non insista, altrimenti rischia la scomunica.

C- Che strana cosa, mi sta accadendo. E tutto perché avevo un grande desiderio…. Forse proprio perché il desiderio era così troppo grande che, senza accorgermene, facevo peccato? Ma allora c’è un equivoco. Il mio era sì un desiderio fortissimo ed incontenibile, che mi ha spinto ad essere forse un po’ troppo audace. Forse, insistendo troppo, ho rasentato l’insolenza. Ho fatto perdere la pazienza ad un povero prete che altro non desiderava fare che il pisolino pomeridiano. Ma il mio era solo il desiderio di un disoccupato che voleva farsi perdonare dei suoi peccati che, prima di questa storia, credeva fossero piccoli e non meritevoli di attenzione!

A voi lettori non mi resta che confessarmi davvero: quella che avete letto è una storia tutta inventata, per questo vi chiedo di essere, nel vostro giudizio, assai indulgenti nei miei confronti.

Foto: cottonbro da Pexels