Italiani…

Le elezioni di fine settembre si avvicinano e molte persone, più che in qualsiasi altro momento della nostra storia, sono tentate dal non andare a votare. A queste persone bisogna avere il coraggio di dire che sbagliano, e che la fiducia nel nostro sistema democratico non deve venir meno, pena la perdita dell’eredità dei Grandi che fecero la nostra Repubblica.

Eravamo invasi dalle sigle.

PRI, PLI, DC, PCI, PSI, PSD, MSI… ce le ricordiamo tutti, almeno quelli che, come me, non più giovanissimi, sono ormai svezzati dalla politica.

Cosa è rimasto di quel giovane o di quei giovani che sono cresciuti sentendosi repubblicani, socialisti , liberali, democristiani o comunisti, solo per citarne alcuni, che andavano a scuola e ne discutevano con i compagni e con i professori? Ne parlavano in casa, in famiglia, e non disdegnavano di confrontarsi con gli amici su Moro, Spadolini, Almirante, Berlinguer… Sono cresciuto e ho vissuto come molti, pensando che la politica fosse una delle parti più nobili della nostra vita, fosse degna di quel pensiero grande di democrazia, libertà e civiltà che ci era stato trasmesso e consegnato da De Gasperi, da Pertini, da Calamandrei, da La Malfa, da Valiani e tutti coloro che, e non sono pochi, hanno lottato e si sono battuti per questo nostro Paese. Per migliorarlo, per farlo uscire dalle secche di una povertà dilagante e contagiosa, dalla disoccupazione, da quell’analfabetismo diffuso, verso uno sviluppo socio-economico che fondasse i suoi principi su quella Carta Costituzionale che, sebbene sia trascorso così tanto tempo, è ancora un faro per tutti quei principi di libertà, uguaglianza, democrazia.

Un breve elenco di politici di un tempo, il mio, per confrontarlo con quelli di oggi e soprattutto per confrontarne e soppesarne il pensiero.

Da una parte la nostra storia, dall’altra il nostro futuro.

Per gran parte degli italiani sono già iniziate o inizieranno presto le vacanze, per altri sono già finite, ma per tutti ci porteranno in dote il voto di fine settembre. Come si sia arrivati a ciò sembra quasi incomprensibile. Ma quello che risulta impossibile nella stragrande maggioranza dei paesi occidentali, nel bene e nel male è, per il nostro Paese,  un fatto quasi normale. 

L’arroganza e la cupidigia di uomini e di partiti o di movimenti (così qualcuno si apostrofa), hanno voluto far cadere un governo di unità nazionale, nato in un momento assai critico per il Paese e hanno scelto il momento peggiore per farlo cadere! Le convenienze e le alchimie  elettorali  hanno, come ormai spesso accade, prevalso  sul  buon senso e sull’unico vero motivo  che dovrebbe spingere i nostri rappresentanti in Parlamento: fare il proprio dovere, ovvero gli interessi del Paese.

C’è poca voglia di spensieratezza, diciamocelo pure chiaramente, di relax. Il domani è già oggi e incombe sulle nostre coscienze.

Ascolteremo di tutto e tutti diranno la loro, tra slogan e promesse che puntualmente saranno disattese. Non saremo risparmiati dalla propaganda, dall’ipocrisia, dall’ideologia. Saremo invece risparmiati dall’intelligenza, dalla visione, dal pensiero del bene comune. Non potremo difenderci dal sentire reciproche offese tra i vecchi e  “nuovi” mestieranti della politica. Si parlerà a vanvera di tutto e di niente, non si parlerà di ideali ma di collegi, di quote, di candidature. I più parleranno alla pancia degli elettori per dirgli le cose che vogliono o che vorrebbero sentirsi dire. Non importa poi se sono vere o percorribili. Importante è accaparrarsi il consenso. Cosa invece necessita al Paese, quale provvedimenti veri, seri, devono essere perseguiti è cosa che, ai più, non interessa.

E non potremo far nulla per dire che ci siamo stufati; c’ho pensato a lungo a come difendermi da queste violenze, a come protestare per tutto ciò, a cosa dire ai miei familiari, ai miei amici, anch’essi tutti trattati come sciocchi portatori di voti. La risposta primitiva e allo stesso tempo  più semplice potrebbe essere per qualcuno “non vado a votare”.

Troppo facile! Troppo semplice! E per questo troppo stupido. Troppo arrendevole.

No, dobbiamo parlarne invece, e rimandare le persone a votare, per fargli tornare la fiducia da troppo tempo smarrita verso il nostro sistema politico, per non lasciare il nostro Paese in mano a chi non riteniamo nemmeno meritevoli di farci la spesa al supermercato. 

E allora non mi è venuta in mente cosa migliore che andare a leggere qualcosa di nobile tra le frasi, i discorsi celebri di alcuni dei personaggi già citati. “Cercate di promettere un po’ meno di quello che pensate di realizzare se vinceste le elezioni“, questo recitava Alcide De Gasperi. Ancora: “Ci sono molti che nella politica fanno solo una piccola escursione come dilettanti, ed altri che la considerano e tale è per loro, come un accessorio di secondissima importanza. Ma per me, fin da ragazzo, era la mia carriera, la mia missione.

Vi rendete conto quanta diversità ci sia alla radice in quegli uomini che hanno “fatto l’Italia”.

Sandro Pertini diceva: “L’insidia più grande per un uomo politico è quella di innamorarsi del potere”. Ancora, “ Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente”. Sempre lui, Pertini “ Giovani, se volete vivere la vostra vita degnamente, fieramente, nella buona e nella cattiva sorte, fate che la vostra vita sia illuminata dalla luce di una nobile idea”.

Queste solo alcune frasi e di un paio di personaggi. Credo che leggere un po’ della nostra storia recente, di quegli uomini che hanno consentito il “miracolo italiano”, sia come un po’ tuffarci in quel mondo forse oggi dimenticato se non addirittura sconosciuto, fatto di ideali, di valori, di sacrifici. Forse torneremmo diversi, migliori, forse più entusiasti di non abbandonare alla deriva il nostro oggi disgraziato Paese. Sicuramente più orgogliosi di essere italiani, figli di un Paese unico, straordinario per molti aspetti e proprio per questo difficile, anomalo, controverso, ma che non possiamo non sentire il dovere di riportare sulla “Diritta via che era smarrita”.

Foto: Gianni Crestani da Pixabay