Accettare i propri errori

Forse per un malinteso senso di affermazione personale molte persone sono portate a non riconoscere mai i propri sbagli. In realtà l’errore è veramente un magister vitae che, a saperlo usare, diventa preziosissimo sia sul lavoro che nel resto degli ambiti della nostra vita. Prendiamoci quindi un momento per ripensare ai nostri errori, per analizzarli… chissà, magari troveremo da soli il modo per non ripeterli.

La vita purtroppo non ci consente di non far nulla, di restare fermi o inermi.

Anzi direi che siamo più o meno costretti a fare qualcosa, a cimentarsi in questa o quella attività, in proprio o alle dipendenze di qualcuno, sia esso pubblico che privato. Certamente pochi sono coloro che possono “permettersi” di non lavorare. Altri poi, sono impegnati anche, o solo, in tutta una serie di attività amministrative, sportive o ricreative, perché votati o chiamati a farlo, per soddisfazione o per piacere, per vocazione o pur anche per diletto.

Tutti comunque, indistintamente e senza possibilità di eccezione alcuna, possono compiere, nello svolgimento delle loro funzioni o attività, come meglio si preferisce, degli errori. 

“Sbagliando si impara”, è la citazione più ricorrente e giustificativa. Del resto i propri errori, specie se non voluti, non possono essere dei tatuaggi perpetui ed indelebili o, peggio, una maledizione. Importante è però, innanzi tutto, avere l’onestà ed il coraggio di riconoscerli, per far sì che non si ripetano e non si commettano più. 

Può sembrare strano ma saggio è colui che nell’armadio dei trofei e delle soddisfazioni, mette anche i propri sbagli, le occasioni perdute e tutti quei fatti che andavano o potevano essere gestiti diversamente. Un piccolo e personale museo non degli orrori ma degli errori, una galleria degli sbagli insomma. E purtroppo, nella vita, volenti o nolenti, se ne compiono sempre molti, forse troppi. 
Uno di quegli armadi da tenere sempre puliti dalla polvere, con le ante a vetri trasparenti per vedere comunque gli interni, e addirittura con la parete di fondo rivestita da uno specchio. Con gli scaffali sottilissimi su cui poggiare quelle “testimonianze” che non dobbiamo e non possiamo dimenticare.
Oggetti, frammenti, scritti, foto ed altre cose che a noi, e magari solo a noi, ricordano fatti e situazioni su cui siamo “scivolati” o “caduti”.
Sono certo che un armadio così potrebbe arredare utilmente molte case, corredare gli uffici di tutte quelle aziende che volessero fare dell’errore un importante momento di confronto interno e farlo diventare così un punto di forza, un nuovo trampolino di lancio per nuovi obiettivi, nuove mete, nuovi traguardi.

Molte volte il problema vero è ammettere i propri errori, le proprie insufficienze, le proprie mancanze. Alcune volte si fa fatica anche a trovare dove e perché si è sbagliato, ma più delle volte è il non volerlo ammettere, e quindi il nostro orgoglio, che non ci consente di evidenziarli e metterli in risalto.

Facciamo così un altro errore ben più grave del precedente, che non solo non ci consente di analizzare e capire il perché e il come è stato possibile che ci si sbagliasse ma, soprattutto, non ci consente di rimediare. Non essersi accorti di… non aver considerato che… non aver capito o aver capito male… e chi più ne ha più ne metta; sono quelle situazioni che, purtroppo spessissimo, accadono e che non dobbiamo trascurare, per nessun motivo.

Non possiamo cioè trascurare il fatto di dover necessariamente correggere i nostri errori, i nostri comportamenti perché, come ci insegna la locuzione latina “perseverare autem diabolicum”, perseverare nello stesso errore è diabolico.

Per questo, diventa determinante ammettere un proprio errore, per sé e verso gli altri. È, in altre parole, la prima e più importante cosa da fare, senza se e senza ma. Mettere al corrente il proprio “Capo” prima che venga a saperlo da altri, ad esempio, è prova di grande personalità, soprattutto se lo si assicura che non accadrà di nuovo. Non solo non è detto che un errore di lavoro porti al licenziamento ma, per alcuni, potrebbe essere la dimostrazione della propria capacità di “problem solving” al fine di mettere in luce quelle azioni sbagliate per porvi rimedio. 

Assumersi la responsabilità di un errore non deve e non può quindi far nascere dentro di sé feroci sensi di colpa per rimproverarsi a dismisura. Reagire in modo costruttivo ed attivarsi alla sua risoluzione affinché non succeda di nuovo, significa aver capito ed analizzato la situazione. Vuol dire aver appreso la lezione che “sbagliando s’impara” e rialzarsi dopo ogni caduta dovrebbe diventare sempre più naturale. Non dobbiamo, pur in presenza di errori, perdere la stima di noi stessi. Non dimentichiamo che è solo grazie a tanti errori e tanti sbagli se l’uomo ha raggiunto scoperte e fatto imprese che hanno cambiato il mondo e conseguentemente la nostra vita.

Molti grandi geni, molti grandi scienziati, prima di essere riconosciuti come tali hanno commesso errori, fatto sbagli.

Per taluni solo la l’ostinazione nelle loro convinzioni li ha portati a scoprire o realizzare progetti che hanno segnato l’umanità. Quelli che erano per i più “grandi errori” sono poi diventati grandi intuizioni, grandi conferme.

La scoperta dell’America è frutto di un errore: Cristoforo Colombo era convinto di arrivare alle Indie; Leonardo Da Vinci, il genio dei geni, ha collezionato moltissimi errori, dalle macchine per volare tutte fallimentari alla tecnica pittorica utilizzata per “L’ultima cena”; Thomas Edison ha fatto migliaia di esperimenti fallimentari prima di inventare la lampadina.

Non lasciamoci paralizzare, quindi, dagli errori fatti in passato o commessi per i più diversi motivi; essi non possono e non devono bloccarci. Forse dovremmo tutti convincerci che impariamo più dagli errori che dai successi ed imparare a riconoscerli come tali ci preserverà dal ripeterli. Alla stessa stregua di un bambino che, incapace di camminare o di andare in bicicletta, riesce a trovare il giusto equilibrio solo dopo una serie di sbandamenti e di cadute.

Allo stesso modo, ciascuno di noi, nella propria esperienza di vita, cresce, si evolve, e diventa quello che è attraverso gli errori che fa e ciò che impara da essi.

Attenzione però, la regola di cercare di non sbagliare, non vorrei essere frainteso, rimane sempre valida ed efficace!

Foto: Ulrike Leone da Pixabay