Da grande voglio diventare…

“Stay hungry, stay foolish”, ovvero “Rimanete affamati, rimanete folli” disse l’imprenditore americano Steve Jobs ad una platea di studenti. Si badi bene: non “siate” – come spesso si traduce erroneamente – ma “rimanete”… una piccola precisazione lessicale che fa tutta la differenza del mondo.

Chissà quante volte, da bambini, ci hanno chiesto: “Ma tu, cosa vuoi fare da grande?”. Era la domanda più semplice e banale che si potesse fare ad un bimbetto delle prime classi elementari. Oggi, i nuovi percorsi pedagogici indicano che una domanda così formulata, oltre a non servire a stimolare il fanciullo potrebbe addirittura creare, nello stesso, problemi di natura diversa, risultando quindi a dir poco inopportuna. 

A me sembra, ad onor del vero, che tali teorie finiscano per tarpare le ali a quelle aspirazioni, ai sogni innocenti che, da bimbetti, è invece giusto fare ed avere. Forse sono un fautore dei sogni che possono diventare realtà; per raggiungere alcuni risultati o mete bisogna avere delle aspirazioni che, in taluni casi, possono sembrare dei veri e propri traguardi irraggiungibili.

Sognare, ambire o avere aspirazioni non ha fatto mai male a nessuno, men che mai ad un bambino che, affacciatosi al mondo della scuola, ha davanti a sé una vita intera.

Anch’io, come tutti, ho sognato molto e devo dire che molti sogni non si sono realizzati. Ma con essi e per essi sono cresciuto ed ho imparato a rincorrerli e a perseguirli, aggiungendo sempre maggiore linfa al mio impegno e alla mia tenacia. 

Ai miei tempi sognare di fare l’astronauta o il pilota di aerei era cosa comune. La conquista dello Spazio con la Luna, i sempre più comuni jet supersonici, stimolavano desideri e fantasie che solo pochissimi, oserei dire vere e proprie rarità, poi hanno realizzato. 

Anche diventare “scienziati”, per la verità, non si disdiceva; anche se poi eravamo solo affascinati da questa parola che, ci accorgemmo solo più tardi, significa tutto e il contrario di tutto. Da ragazzo ho sognato anche di diventare una persona famosa, importante, magari uno scrittore, un giornalista, un politico o un grande imprenditore. 

Ora che sono adulto non posso che rendermi conto che tali mie aspirazioni resteranno deluse per il fatto che ormai sono troppo grande, nel senso dell’età naturalmente, e sono così lontani e irraggiungibili i miei mentori ispiratori.

Avrei forse voluto essere un Camilleri della scrittura che, pur affacciatosi abbastanza tardi all’attività che lo ha reso famoso, credo intorno ai cinquant’anni, ha scritto testi e saggi che ogni volta mi rapiscono e mi portano con la mente lontano. Non vedevo l’ora di leggere ogni volta qualcosa di nuovo di Lui. Le sue descrizioni e i suoi racconti, così diversi e penetranti, hanno certamente contribuito ad accrescere la mia voglia di cimentarmi nel tentativo impossibile di imitarlo. Non a caso – e chi mi segue lo percepisce – ormai da un po’ di tempo, mensilmente o anche più spesso, scribacchio qualcosa.

Un racconto, impressioni, considerazioni, lasciando all’inchiostro dei miei pensieri e al mio stato d’animo di comunicare al mondo che mi circonda.

Nel mio intimo credo di voler imitare anche qualche grande giornalista contemporaneo come Mentana o Feltri che, pur così differenti tra loro, catturano il mio interesse e la mia fantasia. 

Del primo ammiro la pacatezza e la coerenza di un’informazione il più possibile equidistante attraverso il suo telegiornale, la sua prolungata presenza sugli schermi, delle vere e proprie lunghe trasmissioni non-stop in occasione di eventi e fatti eccezionali che incidono sulla vita del Paese. Non per ultimo, il rispetto delle posizioni di chi è marcatamente distante anni luce dal suo modello di pensiero. 

Del secondo mi affascina la simpatia nella schiettezza delle sue affermazioni, la sua esperienza di giornalista navigato di lungo corso e per questo non assoggettabile a niente ed a nessuno, pur avendo in molte circostanze esternato simpatia e vicinanza a talun personaggio e a taluna parte politica.

Nel mio immaginario credo di aver capito che il lettore non è monocorda o un “mononeurone” – passatemi i termini poco eleganti – ma una persona dotata di un cervello e della possibilità di poter riflettere. Non bisogna quindi rimbambirla con parole difficili o incomprensibili ai più ma, piuttosto, va aiutata a capire con semplici informazioni e commenti. Essenziale è considerare il lettore come una persona dotata di mille interessi e curiosità, ricordandosi sempre che, in assonanza alla sua intelligenza, c’è sempre, nelle immediate vicinanze, un cuore.

Ma io non sono né uno scrittore né un giornalista professionista, né tantomeno un addetto ai lavori, per cui le mie considerazioni personalissime possono scontrarsi con la realtà e non essere condivise o ritenute sempre opportune.

Se avessi intrapreso la carriera dello scienziato o meglio dell’inventore, magari solo per hobby, così come scrivo mi sarei cimentato nella ricerca dello sviluppo dell’intelligenza artigianale che è, per quanto mi riguarda, quella parte supplementare del cervello che si sviluppa con l’algoritmo della curiosità.

Se avessi invece considerato con più convinzione una sorta di attività politica, non avrei potuto che scontrarmi con la triste realtà, che va da chi è disposto a tutto pur di rimanere a galla, a chi spiumerebbe un’oca viva senza farla starnazzare pur di  rimanere attaccato alla poltrona. 

Per fortuna che nello scrivere ci vengono in aiuto i congiuntivi, oltre ai se e ai ma che, nella vita, quella da vivere nel pieno senso della parola, non servono o non possono essere d’aiuto.

Tornando al mio sogno di diventare “qualcuno”, ho certamente perseguito quello di essere imprenditore. L’ho fatto con energia e dedizione, con spirito di sacrificio e un’enorme passione per quello che faccio. Per fortuna o per merito anche con qualche soddisfazione.

Credo però che tale mia aspirazione purtroppo resterà parzialmente delusa in me, per il fatto che ormai sono “troppo vecchio per diventare grande” ma, siccome sono un tipo che non si arrende, non posso non pensarci.

E non nascondo che sono contento di invecchiare sapendo di avere degli obiettivi così ambiziosi ancora da raggiungere.

Foto: László Földi da Pixabay