La mia vincita al Totocalcio
“I sogni son desideri di felicità […] Se hai fede chissà che un giorno la sorte non ti arriderà” canta Cenerentola; ma è proprio così? Per rispondere a questa domanda Teodoro ci porta attraverso un’acuta disanima su cos’è sogno e cos’è desiderio.
Come cambiano le abitudini, i comportamenti che mutano, senza che ce ne accorgiamo, con il passare del tempo. Già, perché il tempo, inesorabile passa e non torna più, come recitava anche una bellissima canzone dei miei tempi…
A casa mia succedeva una cosa strana. Con i miei fratelli, ed eravamo tanti, il sabato sera ci riunivamo per giocare, tutti insieme, la schedina del Totocalcio. Giocavamo a seconda di quanto avevamo risparmiato, se due o quattro colonne, per 200 o 400 lire. Ci sentivamo così tutti ricchi, una volta alla settimana, dal sabato sera alla domenica pomeriggio fino a quando cioè, la nostra schedina, tornava ad essere un inutile pezzettino di carta. Ma, quelle ventiquattro ore tra il sabato e la domenica ci regalavano i sogni più belli.
Così forse, ero allora ancora bambino, ho imparato a sognare e a far accrescere in me una tenace e incrollabile fiducia nel futuro che si ripeteva sistematicamente ogni settimana. Nella pausa estiva del campionato, questa cosa un po’ ci mancava. Avevamo legato i nostri sogni di riscatto e di successo alla fortuna di un improbabile tredici al Totocalcio. Almeno per me, che ero il più piccolo e che non immaginavo la possibilità di altre forme di “riscatto sociale” era e la vivevo così.
Il fatto di poter sognare ci dava l’illusione di poter cambiare e sollevare, d’un colpo, le condizioni di una famiglia operaia e numerosa, talvolta in difficoltà per arrivare alla fine del mese.
Tanti e diversi i sogni di ciascuno di noi, tutti però non direttamente raggiungibili ma possibili attraverso la vincita al Totocalcio.
Per questo, settimana dopo settimana, anno dopo anno e per molti anni, abbiamo tentato la fortuna che era, allora, forse l’unico mezzo per realizzare alcuni nostri sogni.
Abbiamo così imparato, dopo centinaia di schedine sognatrici che i sogni, in quanto tali, sono solo e comunque raggiungibili e realizzabili se li facciamo diventare un obiettivo concreto della nostra vita, per il quale impegnarci anche oltre misura per conseguirli.
Fatica, sgomento, sfiducia, sono cose che non debbono e non possono farci rallentare o mollare.
Certe volte, si inizia a sognare perseguendo cose piccole e più concrete: un lavoro, una laurea, una bella casa, una famiglia, una vita sufficientemente ricca di soddisfazioni.
Tutto questo l’ho imparato perseguendo il sogno della schedina che, oggi dico per fortuna, non si è mai avverato. Ho conosciuto infatti almeno un paio di persone, di cui uno amico, che hanno avuto la fortuna di… essere baciati dalla Dea Fortuna, vincendo, per l’epoca, importanti somme di denaro.
Sufficienti almeno all’acquisto di tre o quattro appartamenti. Ebbene non so perché o per come e cosa ne abbiano fatto di tanti soldi perché oggi, a malapena, sono proprietari del loro piccolo appartamento ed hanno un dignitoso e modestissimo tenore di vita.
Ma torniamo ai sogni veri, quelli perseguibili e da perseguire in quanto traguardi ed obiettivi che stimolano il nostro impegno, la nostra tenacia e la nostra caparbietà rendendoci inarrendevoli. Anche questo ho imparato di quegli anni, ovvero la consapevolezza di non essere prigionieri di nessun destino. Il destino di sentirmi ingabbiato in una condizione che non ti offre ascensori sociali. Forse la scuola, forse i miei genitori mi hanno insegnato che ciascuno di noi e fabbro di se stesso e della propria vita.
Ed è così che la mia vita è stata una lunga rincorsa per non finire a sognare la schedina vincente ogni settimana. Anzi, da allora, non ho mai più giocato, non ho mai più tentato la fortuna.
E oggi, quando, entrando in un’area di servizio in autostrada mi propongono questo o quel biglietto fortunato io garbatamente e sorridendo rispondo: “No grazie, sono già fortunato di mio”.
Ma oggi cosa si sogna? Cosa sognano i giovani? Cosa sognano gli anziani? A me pare che oggi non si sappia più sognare.
Si confondono, secondo me, i desideri con i sogni. Oggi si desidera e basta.
Non ci si rende conto che il desiderio è solo una parte, magari anche importante per raggiungere un sogno, ma non è tutto, non è essenziale. Ed alla fine il desiderio è e resta tale perché non lo abbiamo associato ad altri fattori importantissimi come l’impegno, la certezza di raggiungere quell’obiettivo, facendolo diventare quasi un bisogno, una ragione di vita.
Il sogno è qualcosa di più impegnativo, per certi aspetti più astratto, perché comporta anche una buona dose di ottimismo e fantasia per farlo diventare realtà. Ecco, forse oggi , mancano proprio questi due fattori: ottimismo e fantasia.
L’ottimismo di iniziare le cose, di pensare positivo, di avere la convinzione di farcela o di potercela fare. L’ottimismo o l’audacia nel credere, senza ripensamenti, che niente e nessuno potrà ostacolarci o fare naufragare miseramente le nostre idee, il nostro progetto.
La fantasia che è l’elemento che innesca il sogno non può e non deve mancare. Anzi, nel sogno, in ogni sogno, è forse l’elemento essenziale.
Un uomo senza fantasia non ha creatività, non ha interesse per la ricerca, per il nuovo, l’inesplorato e la curiosità per ciò che lo circonda.
Senza fantasia non scrivi un libro, non crei un’opera d’arte, non costruisci un ponte, non vai nello spazio, non dai risposte a un tema od a un problema. Non componi un brano musicale, non ti innamori persino. E non credi che i sogni possano diventare realtà non accorgendoti che così facendo, hai già tarpato le ali non solo alla fantasia ma a quella possibilità di scrivere la schedina vincente della tua vita, la vera vincita al totocalcio a cui tutti dovremmo ambire.
Questo, per fortuna, i miei genitori lo avevano capito e mi hanno portato a conseguire una laurea ad honorem In fantasia che forse, mi è servita più di ogni altro titolo della più importante università.
Ed è così che, dalla schedina al Totocalcio del sabato sera, sono passato alla mia schedina della vita di tutti i giorni dove, anche qui, e per fortuna, non ho mai avuto la sfortuna di fare un 13.
Foto: jacqueline macou da Pixabay