Vorrei morire…
«Dato che è chiaro, invece, che l’anima è immortale, essa non potrà avere altro scampo dai mali, né salvezza, se non col diventare quanto più è possibile saggia e virtuosa, poiché l’anima quando giunge nell’al di là, non ha null’altro che la sua formazione morale e il suo costume di vita.»
Platone. Fedone LVII
Morire può anche essere un auspicio, un desiderio.
Considerato che la vita e la morte sono due cose che si escludono a vicenda tanto che, o c’è l’una o c’è l’altra, pensare di poter morire preventivando quando, non mi dispiacerebbe. Certo, vorrei farlo con calma, senza fretta e comunque non prima di aver compiuto ottantotto anni.
È un numero che mi è sempre piaciuto, anche a pronunciarlo riempie la bocca, così rotondo e roboante. È anche il calibro di un micidiale cannone tedesco, nato per la contraerea e installato poi sui famosi panzer che sfruttavano la loro potenza iniziale per perforare ogni corazza dei carri avversari.
E poi mi sembra essere anche l’età giusta, per l’ultimo saluto. Sarò abbastanza vecchio per apprezzare il lungo tempo che mi è stato concesso, ma non abbastanza per aver perso la mia lucidità di andarmene via senza un ultimo sorriso.
Può apparire strano e atipico fare di questi pensieri su sé stessi, ma trovo onesto e naturale azzardare qualche ipotesi su un evento così altamente probabile, e al quale non conosco nessuno che possa dire di essersi sottratto.
Il parlare, il pensarci e addirittura scriverlo, può sembrare quantomeno insolito o, forse, per i più anche macabro ma, per chi mi conosce, sa che ho l’abitudine di affrontare sempre molto frontalmente i temi che mi pongo ed è forse anche per questo che, aver individuato l’età in cui preferirei volermene andare, mi dà ristoro e tranquillità.
Del resto puntare al fatidico anno 88° mi dà maggiore consapevolezza di voler vivere ed organizzare al meglio quel quarto di secolo che più o meno mi resta per arrivarci.
Andare oltre gli ottantotto anni, per la verità mi sembrerebbe un po’ troppo rischioso. Novantenni che fanno fatica a camminare, parlare, essere lucidi ne è pieno il mondo.
Siccome però, pur essendo il diretto interessato non spetta a me decidere, come e quando accadrà, spero che il buon Dio, che dovrà occuparsi di me, raccolga il mio invito e si segni in rosso sulla sua particolare agenda, la data di scadenza da me proposta, sempre che sia d’accordo e abbia il tempo e la voglia di leggere questo mio scritto!
Altri, ovvero tutti coloro intorno agli ottantasette anni, mi malediranno e, se maschi, si toccheranno i genitali, mentre i novantenni in salute non potranno fare a meno di darmi del cretino. Ma io rimango della mia convinzione, potendo constatare di aver avuto, fino ad oggi, familiari strettissimi non certo longevi.
E poi sono fatto così e come diceva qualcuno “Ognuno è fabbro di sé stesso”;
aggiungo che, avere la conferma di arrivare al mio traguardo innanzi stabilito, mi darebbe invece ulteriore slancio e vitalità. Vedrei per esempio tutti i miei adorati nipotini vicini alla trentina, magari già sposati, regalarci a me e a mia moglie di diventare addirittura bisnonni. Tutti i miei figli oltre i sessanta, prossimi al pensionamento e al raggiungimento dei loro traguardi di vita, che auspico possano essere superiori alle loro stesse aspettative.
E poi, in questo frangente, ho cercato di capire cosa fanno oggi gli ottantenni nel mondo ed ho scoperto, con soddisfazione, che viaggiano, guidano aziende e tengono riunioni importanti, scrivono, dirigono giornali e tengono banco sulla scena pubblica. Qualcuno è addirittura Presidente di questo o quel Paese.
Penso che, se la scampassi davvero, potrei fare ancora tutte quelle cose e attività che mi sarebbe piaciuto fare e che fino ad od oggi, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non sono riuscito a fare. Sono certamente affascinato dai piaceri terreni, ma sono altresì cosciente, come formazione interiore, che questo piacere al mondo è breve.
Non per questo posso dire di non essere una persona dedita anche ai godimenti materiali, quasi un epicureo ma, nell’età della maturità, ritengo di avere ben altri desideri o ambizioni. La mia autostima mi porta ad immaginare che occuperei tutto, o quasi, il tempo che mi separa dal “trapasso”, in viaggi e studio di ciò che non conosco e che mi attrae. Lo dedicherei elargendo affetto e stima a tutti coloro che me ne hanno dato o voluto. Cambierei il mio stile di vita, perseguendo la calma, la tranquillità e la riflessione, l’attività fisica e lo sport come ricerca per lo stare bene.
E poi, in quarto di secolo potrebbe succedere di tutto: potrei arricchirmi all’inverosimile o rovinarmi economicamente; mettere chili a dismisura o finalmente uscire dal girone degli eterni obesi o in sovrappeso; certamente avrei qualche amico in più, non troppi però, ed una miriade di conoscenti, considerata la mia predisposizione al dialogo.
Rughe e capelli bianchi prolificheranno come non mai, con la soddisfazione di non dover avere la preoccupazione di mascherarli o nasconderli.
Mostrerò la faccia, come del resto ho sempre fatto, con la consolidata convinzione che “la vita l’è bela” e che è giusto godersela anche un po’. Aumenterei certamente la conoscenza dei medici che cureranno tutti i miei inevitabili acciacchi, essendo questo poi in definitiva il giusto prezzo per rimanere vivi e vegeti.
E sarà così che, allora più di oggi, all’88° anno di età farò mio il Pensiero Socratico secondo cui non è dato sapere, se non a Dio, qual è il destino migliore tra colui che va a morire e colui che resta a vivere.
Se comunque i miei auspici si verificheranno, cari lettori, potrei affliggervi ancora con due o tremila articoli di vario genere e natura. Non allarmatevi però, state sereni! È cosa provata che la scrittura è una delle poche cose che non perde smalto con l’età ma che, anzi, invecchiando migliora in qualità ed essenzialità. Quindi, se mi volete bene, la mia lunga età potrebbe essere piacevole anche per voi. Chi altri infatti potrebbe raccontarvi la storia semi-seria ed un po’ balzana che vi racconto io, come questa di un inedito patto con il Padre Eterno?